Museo Civico di Leonessa (Ri)   -   (+39) 0746-923212

Le greggi di ovini da lana sono state da sempre una delle risorse più importanti dell’economia leonessana. Fin da tempi antichi, Leonessa importava lana pregiata che giungeva in Francia e nelle Fiandre attraverso il mercato di Ascoli Piceno o il mercato di Norcia percorrendo, dunque, la Salaria o l’antica “via Nursina” che da Norcia, passando per Grotti, giungeva a Spoleto. Parte della lana esportata all’estero era lavorata per ottenere i pregiati velluti delle Fiandre: il “Palio del Velluto”, antica festa tradizionale di Leonessa che ancor oggi si celebra il giorno dei SS. Pietro e Paolo, ricorda quel fiorente commercio. Della tosatura delle pecore si occupavano “specialisti” detti “carosini” – “carosà” significa “tosare” – i quali, verso l’inizio dell’estate, salivano sull’altopiano leonessano provenienti dall’Ascolano o dalla piana reatina.

 

Il lavaggio della lana grezza.
Un primo lavaggio della lana veniva effettuato al momento di tosare le pecore: i “carosini” costringevano piccoli gruppi di pecore a passare attraverso un passaggio obbligato, fatto di rami o di reti, in modo da spingerle nei “bottegoni”: le pozze d’acqua più o meno profonde formate dai locali torrenti e, in specie, dal Corno, o Tascino. Dopo la tosatura, i proprietari della lana provvedevano a lavarla. Il procedimento tradizionale consisteva nel sistemare la lana in capaci caldai contenenti acqua calda e soda. L’acqua con la soda veniva cambiata ogni giorno, per diversi giorni, in modo da eliminare le incrostazioni di terra e sterco. Il procedimento più breve consisteva nel far bollire a lungo la lana sporca assieme alla soda. Una volta pulita, la lana era portata al lavatoio, o al torrente, per essere lavata in abbondante acqua. Stesa sopra dei teli, la lana bagnata veniva lasciata all’aria aperta, provvedendo a voltarla di tanto in tanto, perché asciugasse perfettamente. Una volta asciutta, le donne provvedevano a rendere soffici i biocccoli sbrogliandoli a mano uno ad uno. Alla fine di questo processo, la lana era pronta per la vendita, o per l’uso famigliare che la impiegava soprattutto per ricavarne il filo per tessere indumenti. L’uso del materasso di lana si diffuse tardi nella società rurale, assieme all’uso della rete metallica da branda, sulla scia della moda cittadina.

                                                    

Cardatura e utensili per cardare.
Per poter essere filata mediante il fuso, la lana doveva essere previamente cardata in modo da rendere le fibre disponibili alla filatura. Per la cardatura si usava uno scardasso manuale formato da due tavolette munite di chiodi sulle facce interne. Più raramente, specie per cardare la lana dei materassi, si ricorreva all’opera di cardatori specializzati – detti “falalani” – provenienti dall’Abruzzo. Questi ultimi usavano uno scardasso a banco.

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Last modified on Tuesday, 01 August 2017 21:17

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